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Esisterà ancora l’autoriparatore? 8 auto su 10 saranno elettriche nel 2030

L’auto elettrica non è più solo il futuro; non più da quando è diventata la prerogativa dei Costruttori che hanno annunciato l’imminente lancio di decine di modelli elettrici o elettrificati da qui a qualche anno e avranno a listino 8 modelli a batterie su 10 entro il 2030. E in uno scenario in cui la mobilità è sempre più condivisa, digitalizzata ed elettrica è facile chiedersi, ma il lavoro dell’autoriparatore che fine farà? Come si sta preparando il settore aftermarket, dalle officine alle aziende che ruotano attorno all’auto, all’arrivo prorompente dell’auto elettrica? Per scoprirlo abbiamo incontrato i massimi esperti mondiali in occasione di Autopromotec 2018 al forum Stati Generali, un ampio tavolo di confronto da cui possiamo raccontarvi in che modo la filiera aftermarket e i Costruttori auto si stiano muovendo e quali siano le ripercussioni sul mondo delle riparazioni e dei servizi di assistenza digitalizzati.

Guardando i piani industriali delle Case costruttrici schedulati fino al 2030 forse l’auto elettrica ci sembrerà ancora abbastanza lontana da innescare quella forte curiosità di scoprire come cambierà la manutenzione delle auto e quando bisognerà fare il tagliando, se ancora esisterà questo appuntamento fisso con l’officina. In realtà, sebbene sia solo un timido 1% del parco totale nel mondo, le auto ibride plug-in ed elettriche vendute nel 2017 hanno raggiunto un volume di 1,3 milioni di vetture. Un bilancio che non va sottovalutato ma analizzato con consapevolezza e apertura verso il cambiamento: l’auto sta cambiando, cambierà anche l’aftermarket senza perdite, ma solo se le officine sapranno cavalcare l’onda, assecondando le mutate abitudini di mobilità dei clienti. Ne abbiamo parlato con Renzo ServadeiAmministratore Delegato di Autopromotec, la rassegna internazionale specializzata sulle attrezzature e l’aftermarket automobilistico. “Il futuro digitale dell’auto dovrà essere interpretato con una mentalità diversa, per vincere questa sfida le aziende dovranno creare dei network poiché se immaginiamo la semplice app che collega l’auto a uno smartphone, l’app che collega l’auto a un cloud e quella che permette al meccanico di accedere all’auto, è chiaro che deve essere fatto un lavoro di interconnessione per fornire un servizio adeguato all’utente finale. – ci spiega Servadei –  Quindi secondo noi ci sarà una grande spinta al networking che non sarà per un mero fine di acquisto (il riferimento è alle centrali di acquisto dei ricambi, ndr) ma per fornire un servizio strutturato ai consumatori.”

Un’auto sempre più connessa ed elettrica sarà in grado di pianificare gli interventi con l’officina, aggiornarsi in remoto e necessiterà anche meno interventi. E’ un dato che emerge dallo studio presentato da Andrea Marinoni, Senior Partner di Roland Berger, società di consulenza strategica da cui emerge che la manutenzione subirà un taglio importante: si stima che le auto elettriche richiederanno 1/3 degli interventi rispetto a un’auto normale. La conferma di questa previsione viene anche da numeri più delineati presentati da Sergio Torre Direttore Business Development di Duferco Energia che spiega “oggi su un’auto con un motore convenzionale in media ci sono circa 10 mila parti in movimento, che su un’auto elettrica scenderanno a circa 150 una riduzione che inevitabilmente porterà meno introiti per le officine (e di conseguenza anche meno costi se si pensa a meno spese di smaltimento materiali, meno costi di magazzino, attrezzature più sofisticate ma meno ingombranti, ecc.). Ma l’AD Autopromotec Renzo Servadei ci ricorda che “a fronte di mestieri che diminuiranno ce ne saranno di nuovi che al momento magari non riusciamo ad interpretare al meglio. Sicuramente si avrà bisogno di formazione, informazione, nuove tecnologie e nuovi servizi al posto di altri che risulteranno obsoleti “. Se da un lato, una sempre maggiore propensione all’auto condivisa e gli effetti dell’auto elettrica faranno diminuire il parco auto circolante, secondo Andrea Marinoni l’Aftermarket ne guadagnerà da una sempre maggiore richiesta di servizi digitali. Sempre più aziende artigiane di autoriparazione quindi diventeranno imprese di servizi e in questa fase il ruolo del marketing digitale la farà da padrone “oggi siamo più abituati a cercare un ristorante sul web che un’officina di autoriparazione (con un chiaro riferimento alla nota app di recensioni, ndr)” è l’analisi di Marco Marlia CEO di MotorK che dice “oggi per il web conta tutto ciò che è nella prima pagina delle ricerche di Google, la seconda nessuno la guarda“, quindi solo le aziende e le autofficine che sapranno farsi vedere dai clienti, essere raggiungibili e offrire servizi digitali potranno guadagnare da quella che gli esperti definiscono la quarta rivoluzione industriale che sta coinvolgendo l’automobile e il mondo aftermarket.

E a livello di costi per l’automobilista cosa cambia già oggi nella gestione di un’auto elettrica? A questa domanda risponde una stima di Sergio Torre di Duferco Energia – intervenuto al forum internazionale sull’Aftermarket organizzato da Autopromotec –  confrontando i costi di ricarica e rifornimento tra un’auto elettrica, una a benzina e una a gasolio. Nel confronto una Renault Zoe che percorre 15 mila km l’anno ha un costo stimato di 5 mila 639 euro, meno di una Renault Clio 1.2 a benzina (5 mila 650 euro) e di una Renault Clio 1.4 diesel (6 mila 995 euro). In pari condizioni infatti il costo di acquisto e la svalutazione giocano a sfavore della Zoe, ma se si guarda ai costi di noleggio batterie e manutenzione generale l’auto elettrica (1168 euro della Zoe contro 768 euro per la Clio benzina e 763 per la Clio diesel) ha costi attualmente più alti, che saranno destinati a ridursi con una maggiore diffusione della tecnologia elettrica, ma anche di poter sostenere il bacino delle autofficine che si adegueranno al nuovo trend di mobilità. C’è anche da dire che queste sono stime attuali, ma cosa succederà quando tra 10 anni saremo tutti collegati alla rete elettrica con le nostre auto? La rete sarà pronta a queste spugne digitali affamate di elettricità o finiremo come ai blackout da climatizzatori a palla in tutte le case nei picchi di canicola estiva? E poi quanto costerà un kW di elettricità quando sarà il principale “carburante” globale? A queste domande risponderemo prossimamente. Mentre in questo panorama di digitalizzazione dell’automotive il consumatore è già più coinvolto di quanto crede con l’acquisto dei ricambi online, finendo spesso suo malgrado vittima inconsapevole di truffe e contraffazioni. Ecco come si stanno muovendo le Aziende dell’automotive nella lotta alla contraffazione.

La digitalizzazione offre un po’ il fianco a fenomeni come la contraffazione ma fornisce dall’altro lato anche gli strumenti per contrastare questo tipo di attività, – ci spiega Renzo Servadei  ma quella della contraffazione è una battaglia che dobbiamo continuare a portare avanti”.  Alberto Ferrari, Marketing Manager di Brembo, ci spiega invece qual è il ruolo di un’azienda che proprio di recente ha dato un contributo alla lotta alla contraffazione. “Brembo produce il principale sistema di sicurezza dell’automobile, quindi non possiamo permetterci che ricambi falsi siano in giro sul mercato sebbene chi produce ricambi contraffatti è ben consapevole di evadere la legge e ben nascosto. Per questo è importante che le aziende siano in prima fila in questa battaglia lunga e faticosa che si svolge spesso al di fuori dei confini italiani. Abbiamo la fortuna di avere un marchio molto forte ed è un onore oltre che un onere, poiché ci tocca andare a difenderci nei confronti di chi produce illegalmente tutti questi componenti  che mettono a repentaglio la sicurezza di guida”Massimo Pellegrino, coordinatore Anfia ci spiega invece il ruolo delle aziende al fianco delle autorità nelle operazioni investigative “Come Anfia noi abbiamo due attività, una direttamente con il Nucleo Tutela Mercati della Guardia di Finanza, che è il comando nazionale che si occupa di tutelare le aziende, i brevetti e i consumatori dalla contraffazione. Per quello che riguarda l’automotive noi facciamo formazione direttamente ai militari dandogli tutti gli strumenti per riconoscere sul campo se un ricambio può essere originale o contraffatto”. “Contestualmente poi stiamo portando avanti con Convey – che è un’azienda specializzata nell’identificare politiche di prezzo non in regola. Ad esempio se un componente costa 10, il prezzo può variare tra 11 e 9, ma se viene venduto a 3 probabilmente o è contraffatto o proviene da attività illecita. In questi casi, attiviamo la Guardia di Finanza che con i loro uffici portano avanti le indagini indipendentemente da Anfia poiché poi si entra in un ambito di competenze diverse e veniamo poi informati ad indagini concluse”.

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