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Riduzione CO2 del 45% entro il 2025. Giro di vite del Parlamento Europeo

Sono ore febbrili quelle delle Commissione ambiente del Parlamento europeo. Al centro dei lavori una norma per imporre una riduzione delle CO2, prodotte dalla circolazione veicolare, del 45% entro il 2025. Il voto definitivo dovrebbe giungere nella serata di oggi ma questo obiettivo ambizioso vede ostili gli Stati membri che ospitano le principali aziende automobilistiche. Si preannuncia una vera “pioggia di emendamenti” poiché si intende ridefinire l’iniziale obiettivo della Commissione europea di riduzione del 30% delle emissioni di CO2 entro il 2030. L’intento delle Istituzioni europee è quello di sostenere modelli alternativi di mobilità primo fra tutti l’elettrico. Dal canto loro i colossi dell’auto fanno muro dovendo già fronteggiare le ripercussioni economiche del nuovo ciclo di omologazione WLTP.

Che il clima politico sia rovente lo si intuisce dal fatto che PPE (Partito Popolare Europeo), principale forza politica all’interno del Parlamento europeo è contrario alla proposta della Commissione ambiente dello stesso Parlamento che mira a ridurre del 45% entro il 2025 le emissioni di CO2 prodotte dalla circolazione veicolare. Il PPE, che guida anche il Parlamento europeo con Antonio Tajani, ha, invece, intenzione di sostenere la proposta della Commissione europea che mira ad una diminuzione degli inquinanti del 30% entro il 2030. Perplessità sono state inoltre espresse dalla ACEA, l’associazione europea che rappresenta le aziende automobilistiche, la quale, attraverso il suo segretario Erik Jonnaert, chiede che siano adottati obiettivi meno stringenti. ACEA, come riportato da Autoblog.com, sottolinea l’attuale difficoltà nel puntare su modelli alternativi di mobilità.

La riduzione delle C02 passa per l’efficientamento dei propulsori attuali ma non può prescindere dallo sviluppo di alimentazioni alternative. Gas, ibrido ma soprattutto elettrico sono i principali scenari all’orizzonte. L’onda lunga del Dieselgate rischia di dare un nuovo scossone al settore dell’auto. Il passaggio dai canonici propulsori termici al motore elettrico metterebbe a repentaglio, secondo ACEA, circa 17 mila posti di lavoro. La strada intrapresa dal legislatore europeo sembra, però, difficilmente mutabile tanto che molte città tedesche si preparano a bandire dal suolo comunale i motori diesel. Allora spazio alle vetture elettriche pur tra mille difficoltà. Molto resta da fare per migliorare autonomia, convenienza economica ma soprattutto infrastrutture. Sono ancora poche le stazioni di ricarica rapida e mancano capillari incentivi europei a riguardo. Nell’ottica del controllo e contenimento delle CO2, ma anche di polveri sottili e NOx, si colloca il nuovo ciclo di omologazione WLTP.

Dal mese di settembre 2018 tutte le auto nuove devono essere sottoposte al ciclo di omologazione WLTP (Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure). Nei fatti si tratta di una vera rivoluzione che ha visto l’abbandono della vecchia procedura di omologazione NEDC che ormai risaliva al 1992. Con il ciclo WLTP si mira a verificare quella che è la reale efficienza dei veicoli che vi sono sottoposti tramite una serie di test su strada. Nei fatti le case costruttrici vedono innalzata la velocità media del test da 34 a 46,5 Km/h. E’ cresciuta anche la velocità massima rilevata, dai 120 orari del ciclo NEDC agli attuali 131 Km/h . Aumentato anche il chilometraggio percorso in prova da 11 a 23 Km e 250 metri. Insomma una vera rivoluzione che rischia di costare ai produttori più di quanto avessero potuto prevedere. Le conseguenze sono facilmente riscontrabili recandosi in concessionaria. Ordini bloccati per molti modelli con listini rimodulati e forti ritardi nelle consegne delle auto nuove.

 

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